Disturbi di personalità
Sezione a cura della Dott.ssa Simona Fascendini
Se pensiamo ai disturbi di personalità, è probabile che ci venga subito in mente quello narcisistico, che oggi sembra essere molto in voga. Navigando in rete o sfogliando una rivista, non è difficile imbattersi in consigli su come identificare una persona “narcisista” e imparare a relazionarci con lei. Quello che in pochi sanno è che ciascuno di noi dispone di una parte che può essere identificata come narcisistica, che riguarda il modo in cui definiamo noi stessi e le nostre capacità. Questa parte narcisistica sana, che ognuno di noi possiede, ci induce a credere nelle nostre possibilità, competenze e nel nostro essere “sufficientemente” adatti alla vita di ogni giorno. Talvolta, tale parte di narcisismo sano viene inficiata e indebolita da alcuni eventi di vita precoci, che possono renderla più fragile e, di conseguenza, contribuire a creare un aspetto disfunzionale o deficitario del nostro carattere e del modo conseguente in cui ci relazioniamo agli altri e a noi stessi. A seguito di ciò, talvolta, può accadere che le caratteristiche di personalità diventino così rigide, pervasive e disfunzionali, creando problematiche tali alla persona, da configurarsi come un vero e proprio disturbo di rilevanza clinica.
Chi soffre di un disturbo di personalità trova difficoltà in diversi ambiti della vita: dall’ambito lavorativo a quello amicale, passando alle relazioni intime fino alla relazione con sé stessi. Può manifestare croniche difficoltà a mantenere una relazione stabile e a controllare gli impulsi. Le emozioni in genere sono percepite come eccessivamente intense e incontrollabili, oppure come assenti. I disturbi di personalità costituiscono un gruppo eterogeneo di disturbi psichici dalle caratteristiche anche molto diverse tra loro, codificati all’interno del DSM, il Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali. In base ad alcune caratteristiche comuni, i disturbi di personalità sono raggruppati in tre macrocategorie. Il Cluster A è caratterizzato da disturbi basati su comportamenti “strani” o eccentrici, diffidenza e tendenza all’isolamento; comprende le personalità paranoide, schizoide e schizotipica. Il Cluster B è caratterizzato da comportamenti drammatici e dalla forte emotività espressa, egocentrismo e difficoltà di empatia. Include i disturbi di personalità narcisistico, istrionico, borderline e antisociale. Infine, il Cluster C è caratterizzato da disturbi – quali l’ evitante, il dipendente e l’ossessivo-compulsivo di personalità – in cui prevalgono comportamenti ansiosi o timorosi e scarsa autostima.
Si può guarire da un disturbo di personalità? La risposta a questa domanda è complessa. Tra gli approcci terapeutici evidence-based per il trattamento dei disturbi di personalità, vi sono: la Terapia cognitivo comportamentale, la Terapia dialettico comportamentale (DBT), la Schema Therapy, la Terapia basata sulla metacognizione, per citare solo alcuni approcci.
Nei casi di disturbi connessi o reattivi a traumi, possono anche essere di grande supporto la tecnica EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) e la psicoterapia Sensomotoria.
Le psicoterapie per il trattamento dei disturbi di personalità hanno una lunghezza mediamente elevata e si focalizzano sull’analisi degli schemi relazionali del paziente e sulla continua confrontazione dello stesso con le modalità e i copioni comportamentali attivati in modo automatico e poco consapevole a livello interpersonale. Si lavora anche sulla regolazione emotiva e sulle origini del disturbo, analizzando ed elaborando i vissuti e i ricordi relativi agli eventi precoci di vita.
Il percorso per il trattamento di questo tipo di pazienti è faticoso, ma entusiasmante perché prevede una coraggiosa messa in gioco di sé da parte della persona che soffre di questo disturbo e l’attivazione di un sistema di fiducia col curante, che funge da Caronte nell’attraversamento di un fiume di eventi e di vissuti spesso dolorosi e impervi per una navigazione in solitaria.