Psicoterapia Cognitivo Evoluzionista
Sezione a cura del dottor Lorenzo Magri
Nell’ambito del cognitivismo clinico, la Psicoterapia Cognitivo Evoluzionista coniuga lo studio dei rapporti fra emozione e cognizione con i principi dell’evoluzionismo, dell’etologia e delle neuroscienze affettive.
Tra i caratteri distintivi di questo approccio vi è l’evidenza che, nell’uomo, i bisogni fondamentali e gli scopi che da essi derivano sono guidati dall’interazione complessa di diversi Sistemi Motivazionali, ciascuno dei quali possiede i propri meccanismi di attivazione e disattivazione e le proprie sequenze emozionali tipiche.
Vi è evidenza che alcune motivazioni di base sono geneticamente determinate, selezionate biologicamente nel corso della filogenesi e in grado di garantire maggiori capacità di adattarsi al contesto ambientale e relazionale. L’esistenza di tali motivazioni è stata ben caratterizzata e delineata a livello sia psicologico che neuroanatomico (Gilbert, 1989; Liotti, 1994/2005; Panksepp, 1998; 2012).
L’eccessiva enfasi dell’individuo sull’impossibilità di raggiungere alcuni scopi giudicati fondamentali, assume particolare rilievo tra le cause del disagio psicologico.
I Sistemi Motivazionali si possono suddividere in tre livelli gerarchici di complessità e sono prevalentemente sostenuti da tre macro regioni del sistema nervoso umano: il tronco encefalo (cervello rettiliano), il sistema limbico (cervello limbico o antico-mammifero) e la neocorteccia, che raggiunge il massimo sviluppo nell’uomo.
Al primo livello troviamo sistemi atti a controllare le principali funzioni fisiologiche e i comportamenti essenziali per la sopravvivenza, come proteggersi dai pericoli, esplorare e conoscere l’ambiente circostante, definire qual è il proprio territorio, procacciarsi il cibo e regolare l’accoppiamento (sistema sessuale arcaico).
Al secondo livello si trovano i Sistemi Motivazionali Interpersonali, che stanno alla base della relazionalità e giocano un ruolo chiave nel processo terapeutico. Forniamo qui una sintetica descrizione di quelli che sono stati meglio caratterizzati.
L’attaccamento inizia ad operare nel neonato allo scopo di perseguire una vicinanza al genitore per ottenere cura e protezione. Esso rappresenta il primo dei sistemi motivazionali interpersonali ad essere attivo nell’uomo ed il primo a cui è stata dedicata un’ampia mole di studi condotti con metodo scientifico. L’attenta e sistematica osservazione dell’interazione tra bambini e genitori e le osservazioni longitudinali, condotte sugli stessi individui da quand’erano neonati a quando sono diventati adulti, ci hanno fornito molti dati sulle prime differenze individuali negli stili di relazione e sui fattori che influenzano lo sviluppo della personalità nel tempo (Sroufe, 2005; Cassidy e Shaver, 2010).
Il sistema di accudimento regola l’offerta di protezione e cura ad un membro del gruppo sociale che lo richiede e si può pertanto definire come sistema complementare a quello dell’attaccamento.
Il sistema agonistico orienta i comportamenti di competizione volti al conseguimento di risorse ambite e poco disponibili, nonché la definizione del rango sociale all’interno del gruppo di riferimento.
Il sistema sessuale, ci riferiamo qui al sistema interpersonale limbico e non a quello citato tra i sistemi di primo livello, persegue lo scopo della costituzione della coppia sessuale stabile a fini riproduttivi.
Il sistema cooperativo guida il conseguimento comune di obiettivi, qualora esso sia facilitato dalla collaborazione con altri individui e da parte dei quali non si percepisce una minaccia competitiva.
Sono stati pure descritti un sistema del gioco sociale, che nell’uomo rimane attivo anche in età adulta, e un sistema di affiliazione al gruppo.
Al terzo livello troviamo i sistemi filogeneticamente più recenti, considerati spesso sistemi emergenti dalla complessa attività di quelli di livello inferiore. Tra di essi troviamo l’intersoggettività, che si esprime fra l’altro nella naturale propensione dell’uomo a condividere le proprie esperienze e sensazioni con gli altri per il puro piacere di farlo e la costruzione di strutture di significato.
La presenza e l’azione dei sistemi motivazionali interpersonali a base innata comuni agli individui della nostra specie costituisce un fattore fondamentale da considerare in congiunzione ai processi soggettivi di costruzione di significato degli eventi, che sono invece più influenzati dalle molteplici esperienze di vita di ciascun singolo individuo (vedi Psicoterapia Costruttivista).
La teoria dei sistemi motivazionali ha profonde implicazioni per la psicopatologia e la terapia. Quando nei primi anni di vita, per i più vari motivi, le relazioni con le figure di accudimento non sono buone, si possono creare deficit della regolazione emozionale e della metacognizione che si manifestano e si manifesteranno in futuro soprattutto in corrispondenza dell’attivazione di uno specifico sistema motivazionale e di modelli operativi interni consolidati.
L’attivazione dell’uno o dell’altro sistema motivazionale, infatti, può influire sulla capacità di regolare l’intensità e l’espressione di emozioni come ad esempio rabbia, paura, vergogna, gelosia o angoscia, ma anche sulla capacità di riflettere su ciò che sta avvenendo nella mente nostra e altrui. E’ evidente che formarsi un quadro il più chiaro possibile di ciò che sta avvenendo nella nostra mente e in quella del nostro interlocutore è un presupposto importante nella creazione di relazioni più soddisfacenti e gratificanti e, pertanto, costituisce un obiettivo terapeutico spesso fondamentale.
Nel corso della terapia il paziente può rendersi consapevole in maniera sempre più autonoma di questi meccanismi e migliorare le proprie capacità di regolazione delle emozioni sia nella “palestra” della relazione terapeutica che, naturalmente, nelle relazioni della propria vita quotidiana.