La depressione maggiore
Sezione a cura della Dott.ssa Gemma Mazzucchelli
I pensieri ripetitivi negativi
La Depressione Maggiore viene definita come un periodo di almeno due settimane in cui è presente un tono dell’umore depresso o la perdita di interesse e/o piacere per quasi tutte le attività, anche quelle verso le quali il soggetto, normalmente, prova emozioni e sensazioni positive.
I soggetti che soffrono di depressione inizieranno così a non svolgere più il proprio sport preferito, a non vedere più i propri amici e ad isolarsi, tenderanno a trovare scusanti affinché possano rimandare un appuntamento, saranno meno produttivi sul luogo di lavoro e tenderanno sempre di più a vivere le loro giornate all’interno delle mura domestiche.
Alcuni sintomi tipici di questo disturbo sono:
- perdita di appetito o di peso;
- insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno;
- stanchezza o rallentamento osservabile dall’esterno;
- affaticamento o perdita di energie;
- sensazione di indegnità o colpa eccessive;
- diminuite capacità di pensare, rimanere concentrati o indecisione;
- pensieri di morte ricorrenti o ideazione suicidaria.
Ruminazione e rimuginio nella depressione maggiore
Secondo il modello Metacognitivo (MCT, Metacognitive Therapy) vi sono due meccanismi cognitivi che sono alla base della depressione: la Ruminazione e il Rimuginio. Quest’ultime sono attività mentali che implicano il continuare a ragionare in modo ripetitivo su alcuni pensieri negativi.
Il soggetto dunque rimarrà ingabbiato nei propri pensieri continuando a pensare e ripensare senza sosta a quell’evento che proprio non riesce a lasciar scivolare via. Nella mente del soggetto ruminante continueranno a ripresentarsi domande e pensieri del tipo “e se avessi fatto in un altro modo?” “forse mi sarei dovuto comportare diversamente”, “non valgo nulla”, “non so fare niente”, “gli altri sono migliori di me”.
Ciò che è importante sottolineare è che non è il contenuto del pensiero ad essere rilevante quanto il modo, il “come” pensiamo a qualcosa, ovvero quel processo metacognitivo disfunzionale che comporta il rimanere “bloccati” in una spirale di autovalutazioni negative persistenti e ricorrenti.
La ruminazione può essere considerata come un’elaborazione mentale volta a comprendere le cause della tristezza e a trovare modi per gestire i pensieri e le emozioni disturbanti (ad esempio “Non piaccio a nessuno”), il rimuginio, invece, è volto a rispondere a domane del tipo “Cosa farò in futuro?”, “Come posso evitare il pericolo?” e “Come posso essere preparato?” e si correla a stati di ansia vissuti dal soggetto.
La ruminazione dunque è più orientata al passato e mira alla comprensione e all’attribuzione di significato mentre, il rimuginio è più orientato al futuro e all’evitamento o alla prevenzione del pericolo. Entrambe le strategie però sono scatenate da eventi interni, come emozioni e pensieri negativi (sul passato, sul futuro, su sé e sugli altri), e mirano alla loro regolazione.
Il soggetto, infatti, attraverso il pensiero analitico che si configura attraverso la ruminazione avrà la sensazione di tenere sotto controllo quei pensieri negativi che lo pervadono come se, pensandoci e ripensandoci, possa giungere alla risoluzione della questione in oggetto. Tuttavia, questo processo, ha esiti diversi e non desiderati dal soggetto ovvero il rimanere ingabbiati nei propri pensieri negativi che mai giungeranno ad un punto risolutivo.
Quello che, quindi, viene percepito come un meccanismo cognitivo necessario, del quale non si può fare a meno, e dagli esiti positivi si trasforma in un processo nefasto e percepito come incontrollabile. Il soggetto, in definitiva, non riuscirà a smettere di rimuginare.
Come avviene il trattamento?
Molti studi hanno dimostrato come la Terapia Metacognitiva sia tra i metodi più efficaci nel trattamento del Disturbo Depressivo Maggiore (Wells, 2018).
Nello specifico, questa tecnica prevede l’utilizzo di training attentivi e l’addestramento alla Detached Mindfulness (tecnica che favorisce il distacco e la consapevolezza) per promuovere la meta-consapevolezza rispetto alla ruminazione depressiva, aumentare la flessibilità delle strategie di controllo e reindirizzare le risorse cognitive.
L’obiettivo non sarà quello di eliminare il pensiero/emozione dalla mente dell’individuo ma cercare di riconoscerli e distaccarsene in modo da non rimanere coinvolto in essi attraverso un circolo vizioso di pensieri negativi. L’obiettivo sarà dunque quello di riconoscere un pensiero negativo, accettarlo, distaccersene e “lasciarlo andare” senza ruminare su di esso.
Seguiranno poi altre importanti fasi del trattamento quali:
- Modificazione delle credenze negative circa l’incontrollabilità del pensiero (“la ruminazione/rimuginio sono incontrollabili”);
- modificazione delle credenze positive rispetto all’utilità della ruminazione depressiva;
- rimozione dei comportamenti disfunzionali residui e del monitoraggio della minaccia (il soggetto tenderà infatti a focalizzarsi sui sintomi per cercare di stimare la propria capacità di affrontare situazioni di tutti i giorni);
- rinforzo dei piani di elaborazione delle informazioni, ovvero il consolidamento di pensieri alternativi che possono essere utilizzati per guidare le reazioni future agli stimoli interni attivanti;
- prevenzione delle ricadute.
BIBLIOGRAFIA
- Adrian Wells, Terapia metacognitiva dei disturbi d’ansia e della depressione, edizione italiana a cura di G. Melli, Erickson (2018).
- American Psychiatric Association, DSM 5 Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Raffaello Cortina Editore (2014).
- Caselli, G.M. Ruggiero, S. Sassaroli, Rimuginio; teoria e terapia del pensiero ripetitivo, Raffaello Cortina Editore (2017).