Il disturbo d’ansia sociale
Sezione a cura della Dott.ssa Gemma Mazzucchelli
Il Disturbo d’Ansia Sociale (DAS) viene definito come una marcata e persistente paura di trovarsi in situazioni o di compiere delle prestazioni in pubblico dove l’individuo può provare imbarazzo e/o essere esposto al giudizio altrui. Il soggetto, dunque, vive sensazioni di disagio quando si trova in mezzo ad altre persone, a volte anche con gli amici più stretti. Non sempre il disagio viene percepito in relazione ad una performance da sostenere in pubblico, esso può anche derivare dalla semplice presenza dell’altro, altro che fa paura per l’individuo che soffre di ansia sociale.
I punti cardine nel DAS infatti sono: il desiderio di trasmettere agli altri un’impressione favorevole di sé, la vergogna e la paura del giudizio altrui.
Tutto ciò può avere delle importanti ripercussioni nella vita quotidiana degli individui che vanno dall’ambito lavorativo a quello della vita privata (come isolamento sociale, abbandono scolastico, disoccupazione, diminuzione di benessere e della qualità di vita ecc.).
Caratteristiche del disturbo d’ansia sociale
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- Paura o ansia marcate per una o più situazioni sociali in cui l’individuo è esposto al possibile esame degli altri. Gli esempi comprendono interazioni sociali (conversazioni, incontrare persone sconosciute), essere osservati (mentre si mangia o beve) ed eseguire una prestazione di fronte ad altri (fare un discorso in pubblico);
- l’individuo teme che agirà in modo tale o manifesterà sintomi d’ansia che gli altri noteranno e che saranno valutati negativamente. Saranno cioè umilianti o imbarazzanti, porteranno al rifiuto o risulteranno offensivi per gli altri;
- le situazioni sociali temute provocheranno quasi invariabilmente paura o ansia;
- le situazioni sociali temute saranno evitate o sopportate con paura e/o ansia intense.
Trattamento dell’ansia sociale
Adottando un approccio cognitivo-comportamentale, ad oggi considerato elettivo per il trattamento dei disturbi d’ansia, è prevista una fase iniziale di psicoeducazione all’interno della quale sarà importante innanzitutto spiegare al paziente le caratteristiche del disturbo e i circoli viziosi che esso innesca. Sarà poi fondamentale normalizzare le sensazioni e i vissuti di imbarazzo in quanto emozioni provate da tutte le persone. Infine verrà spiegato al paziente che è normale ricevere dei giudizi negativi dagli altri ma che non tutti se ne preoccupano così tanto.
È infatti il modo in cui noi interpretiamo e codifichiamo gli eventi, l’importanza e il significato che gli attribuiamo e le nostre credenze di base sulla realtà che connoteranno la reazione emotiva e comportamentale all’evento stesso.
Seguiranno poi delle fasi centrali del trattamento quali: la ristrutturazione cognitiva, la riattribuzione verbale e l’esposizione graduale allo stimolo temuto attraverso esperimenti comportamentali (ad esempio frequentare i propri amici dei quali ci si fida di più esponendosi ad una situazione fonte di disagio per l’individuo).
Altri interventi utili possono essere delle Tecniche di gestione dell’ansia e l’insegnamento della comunicazione assertiva.
BIBLIOGRAFIA
- Adrian Wells, Trattamento cognitivo dei disturbi d’ansia, Edizione italiana a cura di Claudio Sica, McGraw-Hill (1999).
- American Psychiatric Association, DSM 5Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Raffaello Cortina Editore (2014).
- Sassaroli, R. Lorenzini, G. M. Ruggero, Psicoterapia cognitiva dell’ansia. Rimuginio, controllo ed evitamento, Raffaello Cortina Editore (2006).