Il pregiudizio sessuale: alcune interpretazioni teoriche
Sezione a cura della Dott. Claudio Lucchese
La strage di Orlando, avvenuta il 12 Giugno 2016, ha destato gli animi di molti americani e non solo. Oltre all’efferatezza del gesto e al numero delle vittime coinvolte, ciò che ha suscitato maggiore sconcerto è ciò che accomuna le vittime di questo delitto. Tutte omosessuali. Quello di Orlando, tuttavia, non rappresenta l’unico episodio di carneficina perpetrata ai danni di persone omosessuali. Gli omocidi, per utilizzare un neologismo coniato dallo scrittore Pini, sono purtroppo più frequenti di quanto si possa immaginare. E se gli atteggiamenti negativi nei confronti delle persone omosessuali talvolta sfociano in crimini di odio basati sull’orientamento sessuale o in forme di aggressione verbale, molto più spesso si manifestano attraverso forme più sottili e meno esplicite. Nonostante le ricerche compiute negli ultimi quarant’anni abbiano indicato un graduale mutamento in positivo degli atteggiamenti e degli stereotipi antigay, come ogni altro gruppo stigmatizzato, quello degli omosessuali continua ad essere abitualmente vittima di discriminazioni.
Gli studiosi hanno impiegato vari termini per riferirsi agli atteggiamenti negativi verso le persone gay e lesbiche. Eterosessismo, omofobia e pregiudizio sessuale sono senza dubbio quelli più diffusi. In letteratura, a volte, questi termini sono stati usati in maniera interscambiabile. Nel presente articolo mi limiterò ad impiegare l’espressione “pregiudizio sessuale” perché a differenza delle altre due non allude a quali siano le origini, le dinamiche e le motivazioni sottostanti alle attitudini antigay, ma colloca lo studio delle attitudini concernenti l’orientamento sessuale all’interno di un più ampio contesto della ricerca psicosociale sul pregiudizio. In secondo luogo, perchè tale espressione è priva di valutazioni morali su questi atteggiamenti.
Pregiudizio sessuale è una locuzione coniata da un ricercatore e professore di psicologia all’Università della California, Gregory M. Herek, per indicare un atteggiamento negativo verso alcuni individui sulla base del loro orientamento sessuale, sia che il target sia omosessuale, bisessuale, o eterosessuale. Tuttavia, tenendo conto dell’attuale organizzazione sociale della sessualità, tale pregiudizio si riferisce in particolare agli atteggiamenti negativi degli eterosessuali verso i comportamenti omosessuali, le persone con orientamento omosessuale o bisessuale e le comunità gay, lesbiche e bisessuali.
Qui di seguito proporrò una rassegna delle più significative ed interessanti interpretazioni teoriche del pregiudizio sessuale. Mi sembra tuttavia opportuno chiarire che risulta difficile individuare delle cause assolute ed univoche del fenomeno in questione.
Secondo Herek (2000a), il pregiudizio sessuale si basa su molteplici motivazioni che derivano dalla “funzione psicologica” che il pregiudizio sessuale assolve e che può variare da un individuo all’altro. In particolare, Herek (1987) ha ipotizzato che siano tre le funzioni psicologiche primarie all’origine degli atteggiamenti verso l’omosessualità.
Gli atteggiamenti che assolvono ad una funzione di espressione di valori consentono agli eterosessuali di affermare le proprie credenze e la propria adesione ai valori importanti che sono strettamente associati alla concezione di sé. Il pregiudizio antigay può essere espressione di un valore solo quando la concezione di sé di un individuo risulta strettamente legata ai valori che sono socialmente riconosciuti come antitetici all’omosessualità. Per esempio, i fondamentalisti religiosi che condannano l’omosessualità perché credono che essa violi i loro dogmi religiosi, potrebbero essere ostili nei confronti degli omosessuali per affermare le proprie convinzioni religiose. Un supporto empirico alla funzione di espressione di valori del pregiudizio nei confronti delle minoranze sessuali è offerto dai numerosi studi che esplorano la relazione fra “omonegatività” e sostegno delle ideologie religiose e dei ruoli di genere.
Quando gli atteggiamenti assolvono ad una funzione di espressione sociale, la manifestazione di un atteggiamento rinforza il senso di appartenenza di un individuo ad un particolare gruppo e lo aiuta ad accrescere il consenso e l’approvazione da parte delle persone che sono ritenute importanti (per esempio, i pari, la famiglia, i vicini). Il pregiudizio sessuale può essere un’espressione sociale nella misura in cui un individuo ha fortemente bisogno di essere accettato dai membri di un gruppo sociale che emarginano le persone gay e rifiutano l’omosessualità.
Infine, gli atteggiamenti che assolvono ad una funzione difensiva del sé, riducono l’ansia che deriva da conflitti psicologici inconsci, come quelli relativi alla sessualità. Pertanto, alcuni individui potrebbero denigrare gli omosessuali con l’intento in realtà di attaccare simbolicamente aspetti di sé che sono ritenuti inaccettabili. Gli atteggiamenti difensivi legati all’omosessualità sono normalmente negativi e sono più probabilmente associati agli atteggiamenti verso le persone omosessuali del proprio stesso sesso, piuttosto che del sesso opposto (Herek, 1987).
Per esempio, in base all’interpretazione secondo cui gli atteggiamenti degli uomini eterosessuali verso i gay riflettono la paura di essere percepiti come omosessuali e la preoccupazione di rappresentare un oggetto di attrazione per un uomo gay (Kimmel, 1994), tali atteggiamenti avrebbero la funzione di difendere psicologicamente un individuo dalle sensazioni di ansia e di minaccia. Tali difese, invece, non giocherebbero alcun ruolo negli atteggiamenti degli uomini eterosessuali verso le donne lesbiche.
Herek ha inoltre sottolineato l’importanza del legame fra gli atteggiamenti individuali e l’eterosessismo culturale. Una particolare manifestazione del pregiudizio sessuale può adempiere ad una o più di queste funzioni solo quando i bisogni psicologici degli individui coincidono con la concezione culturale prevalente dell’omosessualità.
Kite e Deaux (1987), per comprendere a fondo il pregiudizio sessuale, hanno proposto un’interessante teoria che riconduce il pregiudizio antigay al “sistema di credenze sul genere”. Tale teoria, in particolare, si basa sulla premessa che esistono specifici stereotipi, norme sociali, ruoli e caratteristiche fisiche che la società ritiene appropriati agli uomini e alle donne. Pertanto, si ritiene che gli atteggiamenti verso gli omosessuali da parte degli eterosessuali abbiano origine dall’adesione a questi tradizionali ruoli di genere, dal momento che gli omosessuali sono considerati più simili al sesso a loro opposto e costituiscono, di conseguenza, una violazione dei consueti ruoli di genere imposti dalla società. In questo sistema di credenze, ci si aspetta che gli uomini e le donne siano, rispettivamente, maschili e femminili, ed eterosessuali. Diversamente dalle donne, agli uomini eterosessuali è inoltre richiesto di dimostrare la propria mascolinità per affermare la propria eterosessualità (Basow e Johnson, 2000). Per questa ragione, gli uomini eterosessuali normalmente presentano più atteggiamenti negativi verso le minoranze sessuali rispetto alle donne, e più pregiudizi verso gli uomini gay, dal momento che i ruoli di genere degli uomini risultano più rigidi e severi di quelli delle donne.
Numerosi studi hanno fornito un valido supporto empirico a sostegno del sistema di credenze sul genere. Kite e Deaux (1987) hanno riportato che gli eterosessuali sono soliti credere che gli uomini gay possiedano caratteristiche tipicamente femminili e che violino i tradizionali ruoli maschili. Kite e Deaux hanno anche rilevato che gli eterosessuali percepiscono le donne lesbiche molto più simili agli uomini che alle donne eterosessuali.
Theodore e Basow (2000), recentemente, hanno suggerito un’ulteriore interpretazione teorica del pregiudizio sessuale e hanno formulato la “teoria dell’auto-discrepanza”, che rappresenta un ampliamento del suddetto sistema di credenze sul genere. Secondo gli autori, gli uomini che sentono di non soddisfare gli standard di virilità imposti dalla società potrebbero facilmente ricorrere ad atteggiamenti negativi verso gli uomini gay per accrescere il proprio senso di mascolinità. Secondo questa teoria, la “discrepanza” fra la valutazione di sé e le aspettative di genere induce gli uomini a prendere le distanze da qualsiasi cosa possa essere considerata associata al genere femminile. In breve, i sentimenti di inadeguatezza che possono provare alcuni uomini eterosessuali possono indurre un pregiudizio nei confronti dei gay, al fine di presentare un’immagine di sé che sia più conforme all’idea di mascolinità eterosessuale (Herek, 1992). In accordo con questa teoria, Theodore e Basow hanno osservato che gli uomini che attribuivano importanza ai tratti mascolini, ma che non ritenevano di possederli adeguatamente, riportavano punteggi più alti nelle misure di pregiudizio nei confronti degli uomini gay. Tuttavia, in contrasto con questi dati, una recente ricerca svolta da Barron e colleghi (2008) ha mostrato che gli uomini che rivelavano minore auto-discrepanza risultavano caratterizzati da maggiore pregiudizio, indicando che gli effetti dell’auto-discrepanza sono presumibilmente mediati da altri fattori.
Un’altra possibile spiegazione delle origini del pregiudizio sessuale è fornita da alcuni autori di orientamento psicoanalitico (West, 1977; de Kuyper, 1993), secondo i quali l’omofobia rappresenta il risultato di un meccanismo difensivo indotto da un’attrazione inconscia e negata verso gli individui gay (omosessualità latente). In altri termini, gli individui omofobici proverebbero paura o odio irrazionale per l’omosessualità perché si sentono minacciati o disgustati dalla loro stessa attrazione nei confronti degli individui gay. Uno studio che sembra avvalorare questa ipotesi è stato condotto da Adams e colleghi (1996). Ai partecipanti sono stati mostrati dei brevi videoclip di uomini gay impegnati in attività sessuali. Gli uomini altamente omofobici – definiti omofobici difensivi – a differenza di quelli non omofobici, hanno risposto con un incremento della tumescenza penile. Secondo gli autori, i risultati erano coerenti con l’interpretazione psicoanalitica dell’omofobia. In realtà, gli stessi dati potrebbero essere interpretati diversamente, considerando cioè l’incrementata tumescenza penile in risposta alla visione dei filmati sull’attività sessuale dei gay, come indicativa non di attrazione ma di ansia. A conferma di questo, studi precedenti hanno mostrato che gli uomini omofobici esibiscono sintomi fisiologici di paura e ansia quando osservano immagini di uomini gay. Tale attività fisiologica è simile a quella esibita da individui con fobia specifica esposti allo stimolo fobigeno (Shields e Harriman, 1984). Secondo Meier e colleghi (2006), gli omofobici difensivi sarebbero dei veri e propri fobici, dal momento che presentano tempi di visione più brevi per stimoli a contenuto omosessuale e riferiscono che l’esposizione, o anche il solo pensare al sesso tra individui gay provochi in loro sintomi soggettivi di ansia e paura.
Alla base della reattività di questi individui sembrerebbe, quindi, non esserci un’attrazione nascosta, come sostenuto dalle teorie psicoanalitiche, ma uno stato emozionale aversivo di natura fobica.
Dott. Claudio Lucchese
Bibliografia
Adams, H. E., Wright, L. W., Lohr, B. A. (1996). Is homophobia associated with homosexual arousal? In Journal of Abnormal Psychology, 105(3), pp. 440-445.
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Herek, G. M. (2000a). The psychology of sexual prejudice. In Current Directions in Psychological Science, 9, pp. 19-22.
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Kite, M. E. & Deaux, K. (1987). Gender belief systems: Homosexuality and implicit inversion theory. In Psychology of Women Quarterly, 11, pp. 83-96.
Meier, B. P., Robinson, M. D., Gaither, G. A., & Heinert, N. J. (2006). A secret attraction or defensive loathing?: Homophobia, defense, and implicit cognition. In Journal of Research in Personality, 40, pp. 377-394.
Shields, S. A., & Harriman, R. E. (1984). Fear of male homosexuality: Cardiac responses of low and high homonegative males. In Journal of Homosexuality, 10(1/2), pp. 53-67.
Theodore, P. S., & Basow, S. A. (2000). Heterosexual masculinity and homophobia: A reaction to the self? In Journal of Homosexuality, 40, pp. 31-49.