Psicoterapia Cognitivo Costruttivista
Sezione a cura del dottor Lorenzo Magri
L’assunto che la nostra percezione della realtà non corrisponda alla realtà tout court sembra a prima vista fantasioso, sebbene sia esperienza comune che, osservando la stessa scena da due differenti punti dello spazio, essa può apparire assai differente e può condurci a interpretazioni alle volte opposte. Anche dallo stesso punto di vista è sufficiente che cambi l’orientamento della testa (ruotata in una direzione o nell’altra) per rendere più probabile l’attribuzione della provenienza di un suono a una determinata sorgente piuttosto che a un’altra.
Se ci spingessimo a sostenere l’ipotesi che non esista una sola realtà, ma tante realtà (multiversa) quanti sono gli esseri umani che le percepiscono o, meglio, che le costruiscono (Maturana, 1986), essa verrebbe scartata a priori dalla maggior parte delle persone, nonostante numerosi scienziati abbiano sviluppato teorie simili.
Ciò che è rilevante ai fini della psicoterapia è che, escludendo le patologie più gravi, nell’ottica cognitivo costruttivista, viene abbandonata l’idea che il terapeuta possieda necessariamente una visione della realtà più completa, accurata e in definitiva migliore di quella che possiede il paziente.
In estrema sintesi, il terapeuta è consapevole che le difficoltà del paziente/cliente nell’affrontare e superare il proprio disagio non dipendono necessariamente da una visione distorta della realtà e dei fatti oggettivi o da una loro errata interpretazione. Ciò rende possibile e necessaria un’esplorazione di come l’altro individuo costruisca e dia significato alla propria realtà assimilandola a schemi e modelli propri e peculiari, formatisi soprattutto a partire dalle prime esperienze emotivamente significative, ma in continua riorganizzazione nel corso della vita. Il terapeuta aiuta quindi il paziente a comprendersi secondo la sua propria ottica e non – o quantomeno non solo – secondo quella del terapeuta. In una prospettiva costruttivista, senza l’operazione di comprensione della soggettività del paziente, la maggior parte degli interventi di modificazione del suo modo di rapportarsi alle difficoltà che incontra perderebbe di significato.
Al contrario, il processo conoscitivo, che paziente e terapeuta conducono insieme, rende l’individuo più consapevole delle proprie modalità di esperire e spiegarsi quegli eventi della realtà che per lui assumono una maggior rilevanza emotiva. Ciò può avere molteplici valenze terapeutiche, sia mettendo il paziente più a proprio agio con le proprie tipiche reazioni alle diverse situazioni di vita significative, sia facilitandone la motivazione ad ampliare gli schemi di riferimento con cui le interpreta. In entrambi i casi si ottengono risultati positivi sulle caratteristiche e gli effetti delle emozioni esperite e sulla possibilità di attribuire agli eventi – anche a quelli “spiazzanti” – un senso che consenta alla persona il mantenimento di un proprio equilibrio e l’integrazione degli eventi stessi nel sistema di percezione-costruzione e di significazione degli eventi futuri.