Psicoterapia Sensomotoria
Sezione a cura della Dott.ssa Giulia Masini
La Psicoterapia Sensomotoria è un approccio terapeutico sviluppato da Pat Odgen a partire dagli anni ’80, orientato specificatamente al trattamento delle esperienze traumatiche dello sviluppo. Si ispira alle tecniche di mindfulness e progressivamente si integra con i contributi della psicoterapia psicodinamica, cognitivo-comportamentale, delle neuroscienze, della ricerca sull’attaccamento e sulla dissociazione (Fisher and Ogden, 2009; Ogden & Minton, 2000; Ogden, Minton & Pain, 2006; Ogden, Pain and Fisher, 2006).
La Psicoterapia Sensomotoria rappresenta uno degli approcci più promettenti e capaci di integrare gli approcci cognitivi top-down con tecniche e modelli bottom-up in particolar modo per la psicoterapia del trauma, procurato da eventi ambientali oppure connesso all’attaccamento. Il terapeuta incoraggia il paziente a riconoscere ed osservare come le sensazioni fisiche siano legate a particolari emozioni e pensieri e ad integrare queste esperienze corporee nel suo vissuto. Obiettivo principale della psicoterapia sensomotoria è aiutare il paziente a regolare le funzioni neurovegetative alterate, per alleviare la sintomatologia di disregolazione emotiva legata a stati di iperattivazione o ipoattivazione.
Nata quindi dapprima come una nuova forma di psicoterapia corporea, la Psicoterapia Sensomotoria è diventata progressivamente un approccio psicoterapeutico integrato per trattare il Disturbo Post-traumatico da Stress (PTSD) e i disturbi post-traumatici complessi, così come i relativi disturbi dello sviluppo e della storia di attaccamento del paziente.
In questo processo il terapeuta aiuta il paziente a diventare curioso e interessato al modo in cui le risposte corporee del passato continuano a presentare la loro influenza nel contesto del tempo presente, e a come cambiare queste risposte per consentire un funzionamento più flessibile e adattivo nel presente e nelle proiezioni verso il futuro.
Nella Psicoterapia Sensomotoria il terapeuta alterna due azioni. Da un lato, una sintonizzazione forte con gli stati corporei ed emotivi del paziente condividendo l’attenzione ad azioni, gesti e postura in una sorta di rispecchiamento reciproco che rende disponibile alla coscienza del paziente attraverso l’esperienza di un corpo che avverte qualcosa di non sempre accessibile ma comunque disturbante e problematico. Dall’altro, un continuo sforzo di integrazione cognitiva, chiedendo al paziente come ti fa sentire e cosa dice di te il comportamento che attraverso l’azione viene riattivato e reso esplicito.